Qui si parla di una quantità
q(
t) estratta o consumata al tempo
t
di una risorsa, di cui è disponible in totale una quantità finita non rinnovabile
Q. Ad esempio il
petrolio. O l'
uranio...
E se ne fa qualche considerazione basata su un
modello concettuale,
ovvero un modello che non serve a fornire previsioni precise e neanche descrizioni dettagliate, ma
a focalizzare l'attenzione sul funzionamento di un elemento dinamico (che si ritiene) fondamentale:
quello della dinamica estrattiva, in questo caso.
L'evoluzione nel tempo della quantità estratta,
q
(a volte si dice "prodotta", ma in realtà non è fabbricata: è
estratta, ovvero consumata),
è data dall'equazione:

In questa equazione differenziale (una forma dell'equazione logistica), la velocità di
estrazione è data dalla somma di un termine lineare, proporzionale a
q,
e un termine quadratico, proporzionale al quadrato di
q.
Il termine lineare, che determina
crescita esponenziale, indica in effetti che
la velocità di estrazione, a un certo istante, è proporzionale,
secondo la costante di tempo

, alla quantità
che è stata estratta fino a quel momento. In pratica questa ipotesi significa, nel caso del
petrolio, che ogni goccia di petrolio estratta determina ulteriore estrazione. Ovvero che ogni
motore, ogni caldaia che brucia petrolio permette la costruzione di altri motori e altre caldaie,
che bruceranno altro petrolio in futuro. In sintesi: più se ne estrae, più se ne
estrarrebbe...
... se non ci fosse anche il termine quadratico che determina
saturazione: la
quantità totale disponibile è
Q, e solo quella si può estrarre.
La soluzione si trova facilmente:

dove al tempo
t=0 è stata estratta una
quantità

,
evidentemente minore di

.
I limiti sono:
e
.
La derivata nel tempo

,
la ``produzione'' (ovvero la velocità di estrazione, cioè la
quantità estratta nell'unità di tempo), ha un massimo, detto
il
picco di Hubbert, quando

,
poi decresce.
Definisco l'
esaurimento della risorsa quando

raggiunge
una frazione

di

,
diciamo il 90%, o il 99%. Sostituisco

al
posto di

e
risolvo per

.
Ne ricavo il tempo di esaurimento,

:

Ora immagino che al tempo

,
quando

,
venga scoperto un nuovo giacimento della risorsa, che rende
disponibile una quantità pari a una frazione, diciamo

,
del totale

.
Dal momento della scoperta in poi, ovvero per

,
la soluzione diventa:
L'esaurimento ora, dopo la scoperta, si ha quando

raggiunge
la frazione

del
nuovo totale,

.
Come prima, sostituisco

al
posto di

e
risolvo per

.
Ne ricavo il nuovo tempo di esaurimento,

:

La differenza tra i tempi di esaurimento dovuta alla scoperta di
un nuovo giacimento è:

La differenza tra i tempi di esaurimento non dipende da

,
ovvero non dipende dalla frazione che scelgo per definire
l'esaurimento.
Dipende invece da

,
ovvero da quanto è grande il nuovo giacimento scoperto, e dalla
costante di tempo

,
ovvero dalla rapidità di consumo della risorsa,

.
Supponiamo che la scoperta avvenga quando si suppone di aver
consumato metà del totale,

,
ovvero in corrispondenza del picco di "produzione".
In questo caso la differenza è:
Ora immagino

,
cioè immagino di avere scoperto "El Oleado", un giacimento
favoloso, pari addirittura a

,
la quantità totale disponibile stimata in precedenza. Il
nuovo giacimento, "El Oleado", è pari al doppio di quello che pensavo
fosse rimasto!
Allora la differenza tra i tempi di esaurimento è:
in pratica la differenza tra i tempi di esaurimento è la costante di tempo!
Cosa significa? Ad esempio, se definisco

,
ovvero dichiaro l'esaurimento quando arrivo al 90% del totale, allora
il tempo di esaurimento, stimato
prima di scoprire "El Oleado", è:
Invece, dopo la scoperta del favoloso El Oleado, il tempo di
esaurimento diventa:

In sintesi:
se ora trovo il DOPPIO di quello che pensavo ci fosse, rimando l'esaurimento
della METÀ (
)
del tempo che avevo stimato (
).
Se per esempio ho stimato di arrivare al 90% in 30 anni (ovvero

)
e scopro un nuovo favoloso giacimento, El Oleado, pari a tutto quello che
pensavo di avere in origine, ovvero il doppio di quello che pensavo mi fosse
rimasto, ebbene arrivo al 90% del nuovo totale in 45 anni.
Se anche gratto il fondo del barile (
ehm) e definisco
l'esaurimento a

,
cioè dichiaro l'esaurimento quando arrivo al 99% del totale,
allora, prima della scoperta di El Oleado, il tempo di esaurimento è
stimato:

Vale a dire, usando lo stesso

,
che se non trovo niente di nuovo arrivo al 99% del totale in meno di
65 anni. Se invece trovo il nuovo favoloso giacimento, El Oleado,
arrivo all'esaurimento
sempre 15 anni dopo: la differenza

non
dipende da

.
In definitiva non mi pare azzardato affermare che
eventuali
nuove scoperte di risorse non rinnovabili non risolvono nulla.
Ciò che può davvero allungare i tempi di esaurimento non è la
scoperta di nuovi giacimenti, è un aumento di

:
ossia
una riduzione del consumo,

.
Figura:
Andamento nel tempo della quantità estratta, ovvero consumata, anche
in presenza della scoperta di un nuovo favoloso giacimento, "El
Oleado", di entità pari alle riserve totali stimate
inizialmente. Sono indicati i livelli di esaurimento al 90% e al 99%
nei due casi.
Nota
Questo ragionamento è una dimostrazione concettuale, non un modello realistico.
Evidentemente non sono considerati vari elementi importanti, come la distribuzione geografica
della risorsa, la dinamiche economiche, finanziarie e militari, e l'accessibilità
della risorsa (l'ultimo petrolio è più difficile e caro da estrarre del primo).
In particolare, i tempi indicati qui vanno presi come un esempio e non come una previsione.
Quel che rimane valido è il concetto conclusivo: eventuali nuove scoperte
di risorse non rinnovabili non possono, di per sé, determinare un sostanziale
allungamento dei tempi di esaurimento.