Il metodo scientifico ha valore, quindi la critica della scienza è
importante.
Da un lato pare ci sia un ritorno generalizzato a un sapere di tipo
superstizioso, che per sua natura conforta e legittima il potere.
Condizione di par condicio che si è
instaurata nella scuola statunitense (ma non solo) tra creazionismo
ed evoluzione delle specie. Tutte le religioni sembrano virare verso
il fondamentalismo. L'aggregazione identitaria, che si appoggia su
concetti: i nostri vecchi, gli antenati, la nostra terra, le nostre
tradizioni, la nostra gente.
Questi concetti non hanno solo un carattere ideologico (esprimibile
con discorsi razionali, sebbene basati su falsificazioni), ma
sembrano legati a un'ansia più profonda, non razionale, che, enfatizzata,
si esprime come superstizione.
D'altra parte, c'è anche attenzione e curiosità per conoscenze, ricerche
e tecniche più accessibili e direttamente sperimentabili rispetto
alle nozioni che emanano dalla scienza istituzionale attraverso la
divulgazione e i mass-media - ma anche attraverso la scuola, che solo
in parte riesce a fornire strumenti, mentre in parte impone una visione
trascendente del sapere scientifico. La produzione agricola sostenibile
recupera saperi e tradizioni locali, coniugandoli con competenze scientifiche
e tecniche specifiche, e descrive i metodi che usa, vecchi e nuovi,
e li mette in rete. La programmazione open source di software
documentato e aperto, ovvero pubblico e condiviso moltiplica le possibilità
di applicazione, flessibilità, efficienza, robustezza e accessibilità
per gli utenti. Accesso web a documenti, dati e informazioni
permette di "fare da sé", usando sapere collettivo, ma pone
anche problemi di valutazione critica, di autorevolezza delle fonti,
di "verità" delle informazioni.
Vale la pena di riprendere alcuni concetti che caratterizzano: il
metodo scientifico; il sapere superstizioso; i legami tra il potere
e il sapere.
Il metodo scientifico nell'età moderna nasce dal rifiuto dell'autorità come fonte trascendente del sapere. Si propone come intervento umano diretto sulla realtà materiale immanente.
E' metodo di ricerca, riguarda ciò che non si sa.
E' fatto di diversi elementi.
Studio e valutazione critica del sapere documentato.
Osservazioni ed esperimenti.
Verifica e falsificazione delle ipotesi: l'esperienza, l'osservazione può indicare che l'ipotesi non è corretta.
Pubblicazione. La pubblicazione non riguarda solo i risultati. Un lavoro non è scientifico se non è pubblicato: non può essere sottoposto a critica e verifica indipendente da parte di altri. Ipotesi, procedure, risultati, sono pubblicati, spiegati, esposti. La pubblicazione permette la critica da parte di altri di tutte le procedure: ipotesi, sviluppo, conclusioni, esperimenti, osservazioni, risultati, verifica.
Replicabilità di metodi, esperimenti e osservazioni.
Collaborazione o competizione: la ricerca scientifica è collettiva, trans-nazionale e poliglotta.
Quindi, tra l'altro, quando nasce e cresce, nasce e cresce nei conflitti (sociali) e nella loro dinamica (storica).
Occorre tenere presente che gli intellettuali, o artigiani, solo poi
"scienziati", che hanno contribuito a istituire i fondamenti
del metodo scientifico di ricerca non avevano il metodo scientifico
a disposizione. Non se lo sono inventati da zero. Sono partiti dalla
conoscenza che avevano. Si sono basati su tecniche, modalità e procedure
che non erano, in partenza, scientifiche. Hanno fatto errori. Ma si
è capito dopo che quelli erano errori. Hanno sviluppato gli elementi
fondamentali del metodo un po' per volta, e non potevano farne uso
sistematico e rigoroso, prima di arrivare a enunciarli. Ognuno di
loro è stato capace di sviluppare qualche elemento di metodo e non
il metodo completo. Il confronto con il lavoro degli altri è stato
essenziale anche per costruire il metodo scientifico, e anche per
questo ne è diventato un elemento chiave.
E' il sapere dei sacerdoti di una setta iniziatica. Si tratta di un sapere misterioso rivelato esclusivamente ai gradi più alti di una gerarchia che viene scalata attraverso riti iniziatici - prove di fedeltà, ovvero prove di sottomissione.
Il sapere segreto dà autorità alla gerarchia e motivazione ai sottoposti. Legittima il vertice e sottomette la base.
Il sapere segreto è segreto: non pubblicato, non comunicabile. E'
superstizioso ovvero non verificabile. E' concentrato, privilegio
di pochi eletti, non è pubblicato, non è diffuso, ovvero non è collettivo:
non è criticabile.
Il potere è sempre lo stesso: il potere è la capacità di provocare sofferenza.
Il potere è determinato meno dalla forza/carisma dei capi che dalla sottomissione dei sottosposti e si esercita sempre da persone su persone.
Una istituzione è una gerarchia di potere legittimato.
Il meccanismo tipico di conferma, di garanzia, di legittimazione del potere è la superstizione.
Attraverso la superstizione, il sapere è al servizio del potere.
Saperi locali, regionali, periferici, alieni o alternativi sono pre-scientifici in quanto privi del metodo: ESATTAMENTE COME IL SAPERE DI QUELLI CHE HANNO COSTRUITO IL METODO.
La repressione dei saperi locali pre-scientifici si basa sempre sull'accusa
di superstizione, quindi di falsità. Ma il potere, che è sempre lo
stesso, sempre accusa le sue vittime delle proprie colpe, dei propri
crimini, delle proprie menzogne.
La superstizione sta sempre dalla parte del potere.
Nella repressione, sottomissione, sterminio delle streghe, o degli
eretici, o dei non europei vittime del colonialismo la superstizione
è quella dei repressori cristiani europei, proprio perché si ammantano
della vera religione, o della vera
scienza. Guerre di religione europee, guerre mondiali, guerre fredde.
Ha per oggetto la scienza. Ma ha le modalità della superstizione.
La scienza di stato, la scienza di regime, la scienza militare, la big science, ma anche la scienza privata delle corporation e la scienza industriale, sono esempi di meccanismi attraverso cui la scienza si lega al potere.
La scienza garantisce e legittima il potere. Ma questo non cambia la natura del potere, quindi cambia la natura della scienza, che assume i caratteri di un sapere superstizioso.
In particolare c'è il segreto, militare o industriale. Inoltre c'è la limitazione dell'accesso al sapere, quando, come i riti iniziatici di una setta esoterica, avviene attraverso passaggi (riti?) caratterizzati dalla sottomissione:
alle gerarchie militari;
alle gerarchie industriali;
a una "scuola" accademica;
a un barone universitario (concorsi).
L'esaltazione massmediatica della potenza scientifica è avvenuta negli anni di sviluppo dei mass-media, nel contesto della big science atomica, del progressismo industrialista-fordista. Questo tipo di superstizione non ha per oggetto il metodo per conoscere ciò che non si sa (ciò rischierebbe di esporlo..), ma ciò che già sa, le "conquiste" (parola rivelatrice). Portare in trionfo il condottiero-scienziato, esaltare il "genio" occulta il metodo di ricerca e lo rende inaccessibile.
L'esaltazione del potere della scienza trasforma la scienza in superstizione che legittima il potere.
Si chiama scienza, ma non è più scienza: rimane il nome di scienza, come il nome di una rosa che ha perso il suo profumo.
La scienza è davvero scientifica solo quando distrugge il potere.
Rifiuto dell'autorità. Rifiuto dell'esoterismo.
Pubblicazione. Replicabilità. Critica.
Dal progressismo fordista ereditiamo l'istruzione di massa (finché dura).
La globalizzazione impone competenze diffuse, messe in rete, messe in comune.
Non dobbiamo ogni volta partire da zero. Ma proviamo ogni volta a ripartire.
Scienza diffusa, scienza critica, scienza di liberazione. Si può fare scienza anche se non si è impiegati alla NASA.
Si può riscoprire il metodo scientifico, e fare direttamente scienza.
Quando crediamo di scoprire una tecnica, proviamo a descriverla, e a leggere di altre.
Quando leggiamo qualcosa di interessante proviamo a sperimentarlo e a confrontarlo con quel che sapevamo prima.
Quando abbiamo qualcosa da dire proviamo a dirlo - e ad ascoltare.
Non siamo soli.
Dal punto di vista antropologico la categoria degli scienziati (più in generale degli intellettuali) si sovrappone a quella dei sacerdoti. Non c'è quindi da stupirsi della tendenza a costruire organizzazioni che presiedono alla verità e ai riti.
Le istituzioni scientifiche servono a garantire la scienza. Dovrebbero farlo confermando che i metodi di ricerca sono effettivamente scientifici. A volte però si sostituiscono ad essi: una corrente o una scuola una volta affermatasi (magari attraverso una violenta battaglia polemica contro la scuola prevalente in precedenza) tenderà a respingere voci discordanti attraverso criteri di omogeneità al proprio punto di vista, mentre sarà meno selettiva rispetto a lavori poco significativi, ma prodotti all'interno del proprio orizzonte. Si tratta di una tendenza, che può ritardare la pubblicazione di risultati e metodi innovativi ancorché solidi. Tra tutti, si suppone che si arrivi prima o poi a una critica scientifica accurata e oggettiva. Ma più un'istituzione ha criteri gerarchici, meno favorisce la critica e più tende a sostituire l'autorevolezza con l'autorità: tende cioè a garantire una verità piuttosto che la scienza.
Nei rapporti con la società, con il potere economico e con il potere politico, le istituzioni scientifiche tendono a porsi come una chiesa. Da un lato il potere richiede superstizione, dall'altro è la superstizione che costruisce potere, mentre la scienza, basandosi sulla critica e sulla pubblicazione, di per sè lo distruggerebbe.
Le istituzioni barattano superstizione con potere.
Parole di uso e senso comune, necessariamente ambigue, soggettive, cariche di riferimenti culturali e ideologici, quando vengono usate in ambito scientifico, al fine di eliminare ambiguità vengono impoverite di significati. In questo modo però acquistano un nuovo tipo di ambiguità, che sta nella confusione, a volte voluta, tra significato preciso, ma ristretto, del gergo specialistico, e il significato ampio che quella parola ha nell'uso comune.
Quando la confusione è "voluta", lo è per vendere qualcosa, o più in generale per manipolare l'opinione e orientarla ideologicamente.
La confusione è "meno voluta" quando le implicazioni ideologiche -o di propaganda commerciale- sono fatte proprie a priori, perché sono parte della cultura (comprese superstizioni, ideologie e luoghi comuni) di chi ne fa uso.
La confusione tra il senso comune delle parole e il significato ristretto ad un determinato ambito di indagine è in parte necessaria. Lo è perché l'indagine riguarda ciò che non si conosce. Quindi occorre creare un linguaggio adatto, e per farlo si parte da quello che si ha, ovvero si adattano, deformandoli, termini e strutture di linguaggi preesistenti, con significato in qualche modo affine a quello che si vuole esprimere. Ovvero si usano metafore.
Le metafore abbondano nelle scienze meno "dure", e naturalmente in economia (scienza o non scienza?). Il problema si presenta, però, anche quando si usa la matematica: si tende a dare un nome alle variabili che si usano, e a particolari combinazioni di variabili, che si ritengono particolarmente importanti. Questi nomi, perché servano a qualcosa, devono avere qualche riferimento culturale, significativo per chi li crea. I riferimenti culturali tendono a portare con sè molti e vari accenti: rimandano ad altri riferimenti culturali.
A volte, nel tentare di eliminare le ambiguità al fine di usare una parola di uso comune in ambito specialistico, quello che non si riesce a eliminare è proprio un carico ideologico che la parola, quindi, si porta con sè anche nel gergo.
Ma anche una parola nuova può avere un carico ideologico, perchè questo sta nella testa, nella cultura, nella lingua, nel cuore, o nel portafoglio del singolo scienziato o del gruppo che la crea.
Da un'idea a un'ipotesi...da sottoporre a verifica.
La formulazione di ipotesi non segue un metodo meccanico. Si basa, ragionevolmente, su una conoscenza, che di solito si vorrebbe insieme "approfondita" e "vasta", del problema e del suo contesto. Ma si avvale di analogie, associazioni di idee, confronti. Si basa sulla cultura del singolo e del gruppo. Quindi è anche influenzata da luoghi comuni, superstizioni, ideologie, gusti estetici, ansie e frustrazioni personali (ma ognuno ha il suo contesto...).
Un esempio, una caricatura, può essere quello delle famose "deduzioni" di Sherlock Holmes, infallibile personaggio che riesce a inferire verità nascoste a partire da dettagli rivelatori, le une e gli altri di solito abbastanza strampalati, con stupore e mortificazione della sua "spalla" Watson. In effetti non si tratta affatto di un processo di deduzione. La deduzione logica è una catena di sillogismi che procede da affermazioni generali e ne ricava implicazioni particolari. Quelle di Holmes sono invece "abduzioni", ovvero ipotesi formulate a partire da osservazioni, e che andrebbero sottoposte a verifica e non certo boriosamente assunte come verità (cfr. Oliva e Bonfantini).
Senza pretendere di entrare nella mente di tutti i ricercatori, è abbastanza ragionevole supporre che la formulazione di ipotesi, nella pratica scientifica, proceda di solito in modo meno mirabolante. Si tratta comunque di un processo di abduzione.
In buona sostanza, la formulazione di ipotesi è creativa, e assomiglia un po' alla creazione artistica.
L'artista poi, può avere il problema di esprimere la sua intuizione, la sua idea, attraverso una tecnica appropriata, e il tutto può funzionare se la sua opera trova un pubblico ricettivo.
Lo scienziato, o il gruppo di lavoratori della ricerca, ha il problema di trarre le conseguenze dall'ipotesi. Per farlo si avvale della deduzione logica, quando è possibile della matematica: anche in questo caso si tratta di utilizzare una tecnica appropriata. Nel caso dell'ipotesi scientifica, poi, le conseguenze devono essere sottoposte a verifica, ovvero devono essere confrontate con osservazioni della realtà.
E ci sono tecniche anche per le osservazioni e per gli esperimenti, lavoro scientifico non banale.
Tutto il processo non è iniziato, sviluppato e compiuto da un singolo o da un gruppo. Al processo partecipano altri gruppi, motivati da entusiasmo o da scetticismo, in modo collaborativo o competitivo. E questo è essenziale.
Durante tutto il processo possono essere pubblicati vari articoli
su riviste scientifiche internazionali peer reviewed. La pubblicazione
di un articolo avviene quando i referees e l'editor
sono convinti della solidità di ipotesi, metodi e risultati contenuti
nel lavoro. Ma la pubblicazione dell'articolo non è la fine del lavoro
scientifico e non costituisce la "verità" definitiva. E' piuttosto l'inizio
di una nuova fase: replicabilità e verifica da parte di altri.